di Antonio Ambrosio
Guardando quel masso di pietra posto sotto la quercia ad un passo dalle vigne dove regna e abita ancora la macchia mediterranea, ho immaginato seduto Mario Notaroberto sognare.
La realizzazione di un cantina nasce da lontano, incrementandosi col tempo di conquiste strappate agli sforzi ed ai sacrifici che uno compie nel dare “vite” fruttuose.
Da quel punto non vedi solo, ascolti il vento che stana l’erba insieme alle cicale che giocano con le loro note accompagnandoti in una passeggiata dal calore estivo, dove quelle folate saranno il fiato incalzante della produzione di vino.
Un suono che porta la brezza marina, in quei terreni di Foria di Centola, incastonati tra i monti cilentani e corrono verso il mare incontaminato di Palinuro. Lì, alla fine di un sentiero adiacente alla strada, si aprono le terrazze di vigneti piantati nella terra argillosa e pregna di calcare. In compagnia di Alfredo, interlocutore sapiente e conduttore per quei campi, che gira da un punto all’altro in preghiera affinchè la tanto attesa acqua possa alimentare la terra.
Tra i filari di vigne, l’estro regna nell’aver esaltato la tipicità locale delle uve dal Fiano all’Aglianico all’Agliacone, congiungendo tipologie diverse in un tappeto verde prospero di speranza per i prossimi raccolti.
Il sapore salmastro è vitale per i vini della cantina Albamarina, è la nota principale di quel respiro che risuona nelle bottiglie allineate come i tasti vissuti di una fisarmonica.
E, adagiate per decantare armonia, convincono lo spettatore che la felicità a volte interviene solo quando dopo un sorso di vino tutto può apparire più leggero.
Questo sogno realizzato è la chiara conferma che credo, passione, amore possano rendere un uomo vittorioso.