Intrattenersi in Cilento: l’Osteria del Notaro a Ceraso

di Antonio Ambrosio

 

C’è un luogo sulla strada per il Cilento che richiama gli appassionati della cucina a sostare per qualche ora a tavola prima di perdersi nelle bellezze di questo meraviglioso territorio.

L’Osteria del Notaro, a Ceraso, immersa tra ulivi secolari, ha l’aspetto di una vecchia locanda il cui oste – Augusto Notaroberto – con garbo e gentilezza invita ad intrattenersi in quel lento Cilento che dona ristoro al viaggiatore.

L’entrée: pane biscottato con pomodorino fresco e pomodori secchi, il tutto condito con del buon olio prodotto dal fratello del nostro oste, Aniello, non lontano da Ceraso, nel borgo di Castinatelli di Futani. Questo pane, a chi del sud è figlio, ricorda il saporito piatto della merenda preparato dalla nonna e che qui formidabilmente non lesina in quantità.

In cucina, la giovane cuoca – Teresa Guida – ama giocare non solo con la tradizione.

Congiunge, infatti, in maniera egregia prodotti dell’orto con quelli del mare (come insegna la tradizione culinaria di queste terre), senza, però, mancare di un tocco di innovazione (ad esempio giocando con le spezie) che rende la cucina di questo luogo fortemente identitaria.

Continuiamo – cercando di rifocillarci da un lungo viaggio con del colorato pane alla curcuma con tonno ed oliva e pane alla curcuma con crema di caciocavallo podolico.

Proseguiamo l’assaggio con una tipicità locale: la mozzarella nella mortella (la cui denominazione nasce dall’usanza di confezionare le mozzarelle, di forma allungata e più o meno piatta, alternandole a fronde di mirto appena raccolte, successivamente legate alle estremità coi rami sottili e flessibili delle ginestre) preparata in contrasto con la sapidità del guanciale di maiale del luogo.

L’apoteosi sopraggiunge con la portata dai mille colori, un incanto per i commensali. Un piatto ricco dei doni naturali di questa terra a conferma che il Cilento è una terra ricca e fertile. Peperoni, zucchine, fiori di zucca e soprattutto due specialità di questa terra: le melenzane ‘mbuttunate e la minestra strinta. Le prime preparate, come facevano le nonne, con formaggio di capra e pane raffermo e la seconda con patate e verdure selvatiche d’ogni tipo che i nonni allora come oggi qui raccolgono nei prati. Intingere la forchetta – in questa tavolozza di verdure e d’ortaggi – per scegliere cosa assaggiare è stato come esercitare le gesta di un pittore paesaggista alle prese con un ambiente dotato di molteplici sfaccettature e tutte da ritrarre sulla tela bianca.

Interessante alla vista, ma soprattutto al palato: la polpetta di baccalà immersa in una crema di ceci di Cicerale. Non poteva mancare il trittico di frittura: crocchette di patate, polpette di riso Venere e fiori di zucca in pastella.

Come anche le alici, vanto del pescato locale, riproposte sotto diverse varianti (‘mbuttunate, indorate e fritte, fritte) e gustose sotto ogni forma.

Ripartire è stato difficile, Augusto però ha saputo dolcemente salutare i viaggiatori.

Le crostate con marmellate di produzione della casa e le pastorelle, dolce ghiottissimo nel periodo natalizio, confermano che la tradizione è una componente vincente del menu dell’Osteria del Notaro, che grazie all’apertura al nuovo conferitagli dalla cuoca Teresa Guida e gli spunti suggeriti dal patron, potrà ben presto riservarci altre sorprese.

Alla locanda è possibile trovare un’ottima carta dei vini, con particolare attenzione a quelli cilentani e campani.

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