di Antonio Ambrosio
Succede che ad un tratto tu abbia voglia di metterti a crudo, scegliere di liberarti dai molteplici fronzoli ed andare alla scoperta delle tue capacità migliori. Esprimersi con una nuova sfida. Affacciarsi sul panorama culinario attraverso la scelta di un percorso di valorizzazione della materia prima: il pesce.
Così il Crudo fish lounge gioca la sua partita migliore oltre che sul contenuto anche su un aspetto estetico di non poco conto. Si punta a una variazione cromatica chiara e precisa che si delinea sin dall’entrée con la volontà di essere una sola anima fuori e dentro.
Autori di questo progetto due avventurieri le cui prodezze romantiche sono note. La follia giovanile, alimentata dalla freschezza marina, li porta a sperimentare diverse combinazioni, dove impresa (Giuseppe Pisacane) e artigianalità del cibo (Gian Marco Carli) generano un menù avvincente e ricercato.
“Ricercatezza”, infatti, è una delle parole-chiave nei piatti presentati dallo chef Carli insieme a “ecologia” ovvero l’utilizzo di materiale riciclabile in rispetto della terra e di quel mare da a-mare, un concetto questo fortemente voluto dal prode guerriero-imprenditore Pisacane.
Intersecare i mondi calando un gambero rosso di Mazara in tempura in un finto gazpacho di pomodoro di Sorrento si rivela gioco maestrale tra culture vicine e lontane.
Con la leggerezza di uno sgroppino al limone e vodka e un gambero viola affogato nel frutto della passione si brinda alla fine come il prosieguo di questa scalata verso il successo.
Non sarà mica un caso che entrando al “Crudo” sia stata posta una scala?