A San Martino ogni mosto è vino.
E per omaggiare il Santo, venerdì 11 novembre scorso, Luca Ingenito, Lorenzo Montoro e Paolo Amato hanno organizzato il “Viaggio Al Paese dei formaggi e dei campi” a Nocera Inferiore.
Così ho avuto l’opportunità di condividere una parte dell’avventura affascinante che neanche la pioggia scrosciante per l’intera giornata è riuscita a fermare.
Quando ti circondano le persone giuste, ogni pigrizia viene messa da parte.
Come rinunciare a un luogo con un’atmosfera unica dove il caminetto acceso ti riporta con la mente immediatamente ai profumi del Natale, sebbene manchino ancora quarantacinque giorni.
L’accoglienza di Luca (Ingenito, il patron), l’educazione di Lorenzo (Montoro, lo chef) e la poliedricità di Paolo (Amato, il casaro) sono “ingredienti” a cui non rinuncerei mai nella mia “dieta” a base di rispetto, passione, condivisione.
Se a ciò si aggiungono i vini Santacosta che hanno sostituito in grande stile il loro papà, l’altro mio amico, il winemaker Giuseppe Pagano, un uomo con una dedizione assoluta al lavoro, un ambasciatore delle sue “creature” che vengono sempre al primo posto, a costo di sacrificare anche una serata tra amici.
Con queste premesse, la degustazione è stata solo un’ulteriore conferma delle eccellenze che costellano i paesi dell’Agro Nocerino-Sarnese.
Il menu infatti è stato declinato con i prodotti della terra di Lavorate, la zona agricola di Sarno, che ha dato i natali a Luca e Lorenzo che hanno incontrato le candide creazioni di Paolo Amato (mozzarella, robiola e yogurt di bufala; caciocavallo di razza bruna alpina; formaggio blu di jersey).
L’escursione enogastronomica ha reso “Al Paese”, ubicato nella centralissima zona San Matteo, un luogo ancora più caldo e familiare del solito.
D’altronde, chi ben comincia è a metà dell’opera. L’apertura è toccata al soffice di mozzarella, giallo di inverno e croccante di freselle accompagnato dallo spumante brut “Don Andrea 36 05” che ormai accompagna gli eventi più importanti di appassionati e addetti ai lavori.
L’escalation è continuata con la fonduta di bruna alpina, uovo croccante con ortaggi vernaioli e tartufo affiancato dal “Don Andrea 36 05” bianco.
Per il primo, protagonista il formaggio blu di jersey utilizzato per il cappelletto di casa insieme al manto di zucca lunga.
Per l’ossocollo di maialino con ovatta di robiola di bufala e pizzaiola fumante si è passati al “Don Andrea 36 05 Rosso”.
Lorenzo Montoro ha confermato la sua maestria e la sua verve con il dessert: cremoso di cachi freschi, mandarino di Natale e yogurt di bufala
con il quale si è rincontrato un altro “amico” il moscato “Don Andrea 36 05”.
A fine cena, la pioggia era ancora più scrosciante. Nessun problema. Una corsa veloce verso i portici di corso Vittorio Emanuele con Lucia Iannicelli (i gustosi di Lucia) e Maria Pepe (un armadio tutto per sé), altre due eccezioni locali, sempre pronte alla difesa delle bellezze del territorio rispettivamente in cucina e nella moda.
Macchina recuperata per un ritorno a casa propria, convinta che, ancora oggi, l’affetto vale più di tutto.
Un applauso e un grazie a Paolo Amato, Luca Ingenito, Lorenzo Montoro, Giuseppe Pagano che, nonostante la confusione che c’è in giro, non dimenticano mai la giornalista-docente.