di Maria Pepe
In Agosto, la sua seconda metà, l’estate si tinge d’autunno.
Dentro, tra le crepe della gioia estiva brillante e spensierata, si insinua la dolce nostalgia, per quel che perso è divenuto ricordo, dell’ autunno.
“Sì perché esistono i rumori dell’ autunno, come quel fruscio del vento tra gli alberi che annuncia la burrasca di fine stagione o il frustare più fitto della pioggia contro i vetri.”
I giorni del mare di Pierre Adrian, edito da Atlantide, il libro della settimana.
Un romanzo assoluto che segna e insegna la perdita.
Ti prende per mano e ti conduce nella melanconia del tuo tempo passato fatto di riti, tradizioni e odori che fanno famiglia.
È agosto in Bretagna, il protagonista torna nella grande casa d’estate di nonna, che da sempre tutti accoglie.
Ritrova amici, parenti, e tutto quello che è stato, in un apparente tempo fermo, passaggio della terra di mezzo.
Inciampo dopo inciampo, in luoghi, oggetti, dissolvenze, scoprirà il potere evocativo e la forza del campo magnetico che lega ed evolve.
Rivedere il passato e pensare al futuro perduto. Sorrisi e lacrime si uniscono e aprono alla speranza per un nuovo che verrà fatto di altre quotidianità insieme strutture portanti del tempo della crescita e carezze amorevoli al dolore del divenire adulto.
“Così i giorni finali dell’ estate rivelavano due tipi di uomini. Quelli che vivevano senza mai pensare alla morte, e quelli che ci pensavano sempre”.
I giorni del mare.
Magia e fuggevolezza.
Nel ricordo del tempo, sì.