La portalettere, romanzo intenso e sussurrato

di Maria Pepe

Nei giorni di “Domani domani”, l’estate di “Libri e cappuccino” va a “la portalettere”, romanzo primo di Francesca Giannone, edito da Editrice Nord.
“La portalettere nasce da un biglietto da visita di cent’anni fa che ho ritrovato in un cassetto. C’era scritto: ‘Anna Allavena. Portalettere’. Così mi sono messa sulle sue tracce e ho scoperto una donna straordinaria: la mia bisnonna”.
Anna è bella, fiera, sicura, volitiva. Non si piega al tempo e alle sue convenzioni.
Nel giugno del 1934, insieme a Carlo, arriva a Lizzanello, paesino salentino, per restarci e passare la vita.
Lei, ” la forestiera”, dal primo passo fino all’ultimo saluto sarà da subito destinata a cambiare le sorti e le menti del paese e della gente che lo popola. Decisa a non essere un angelo del focolare farà suo il posto di portalettere e, per trent’ anni, diverrà tramite e depositaria dei segreti dell’apparente dormiente cittadina.
Sullo sfondo, la storia d’ Italia e di una famiglia, i Greco.
Cardine di tutto l’amore nelle sue forme più varie.
Infedeltà, matrimonio, affinità elettiva del sentimento mai vissuto e per questo eternamente sospirato.
Anna e Carlo si scelgono, si amano, si sposano.
Lui dimentica la promessa fatta da sempre a Carmela e, nel lontano Nord, sposa la caparbia maestra.
Tornati a casa Greco, ad accoglierli c’è Antonio. Fratello devoto che, all’istante, si innamora della sconosciuta cognata.
Non passione carnale, ma appunti al margine di libri condivisi, il loro modo di dirsi ti amo, di vivere un amore senza consumare un tradimento.
“Be’, ti confesso una cosa: in questi anni di silenzio tra noi, ho continuato a sottolineare ogni libro che ho letto, e a scrivere a lato le mie note per te, anche se sapevo che non le avresti più lette”.
Un romanzo atteso quanto inaspettato, una scrittura contemporanea che intinge l’inchiostro nell’Ottocento.
Un disegno di donna che si emancipa: la casa delle donne un esempio, dalle meno forti e fortunate, restando fedele alla sua femminea natura, senza cadere negli “ismi” che non sono mai la scelta giusta.
“La verità, come mi hai detto una volta, si trova tra le righe…
Ora lo sai.
È andata come doveva andare.
O almeno credo”.
La portalettere.
Intenso e sussurrato.
Melanconicamente, sì.

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