di Maria Pepe
Una vecchia Singer con il pedale in ferro dal rumore metallico e incantatore al suono del quale le figlie si addormentano. Una valigia di set di coltelli affilati e taglienti da tenere sotto al letto per acquistare coraggio, forza e decisione.
Le tracce tangibili, simbolo della resilienza, a tratti silente, a tratti ribelle, colma di disprezzo che Selma e Rosa lasciano dietro di sé, come eredità alle loro tre donne. “Il cognome delle donne” di Aurora Tamigio, edito da Feltrinelli, è un romanzo familiare che attraversa il Novecento mettendo sotto la lente d’ingrandimento cinque donne (Rosa, Selma, Patrizia, Lavinia, Marinella).
All’apparenza vittime di un sistema maschile che le schiaccia e le annulla relegandole a proprietà di un qualche maschio, con l’acquisizione del cognome, sin dalla notte dei tempi, sin dalla nascita.
“Il cognome delle donne è una cosa che non esiste. Portiamo sempre quello di un altro maschio”.
Proprio è invece il nome che le donne portano e di quel nome assumono i tratti. Una storia tutta di donne dove i personaggi maschili, positivi o negativi, stanno a guardare e fanno da spalla. Un libro che con l’intensità di un sibilo riapre il baule della nonna e attraverso il ricordo racconta l’essere donna.
” Vabbè, ma una può pure dire: da qui in poi il cognome è quello mio e di nessun altro”.
Intimo e delicato.
“Il cognome delle donne”.
Sì, indispensabile!