di Nunzia Gargano
Io e Michele De Blasio ci rincorrevamo dal 2011, dai tempi della pubblicazione del libro “Le ricette del Vesuvio”. Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti. Michele continua il suo percorso, mai sazio di nuovi traguardi e raffinate tecniche culinarie. Chi conosceva entrambi era diventato ambasciatore della nostra stima reciproca. Avevamo provato a incontrarci nel 2022, per chiacchierare e confrontarci, ma niente da fare. Ci abbiamo riprovato nel 2023 e ci siamo riusciti.
Più volte. La prima, il 13 settembre scorso in occasione della decima edizione di Ritratti di territorio. Che soddisfazione! Finalmente, il giorno giusto per conferire a Michele il Food Award 2023 Alfonso Pepe. E ci siamo rincontrati il 23 novembre. Finalmente, al ristorante “La Volta del Fuenti”, uno scenario incantevole degli omonimi giardini, che ospita anche il Riva Beach Club, la zona dedicata alla balneazione.
Quando arrivo, Michele è in cucina. Il servizio di accoglienza è impeccabile. Dopo qualche minuto, comincia la degustazione. La scelta cade sul menu “Origini”. Il nome è seducente. Subito porta ai luoghi di Michele. E sembra di vedere il fiume Sarno, ai tempi della sua limpidezza, grande alleato dei contadini per irrigare le colture. A loro offriva anche anguille, iammarielli, rane. Mentre il pensiero va, arriva l’entrée. Lo sguardo si perde nella cura dei particolari e nella grazia con cui è preparato ogni finger.
D’altronde, non sempre ci si trova al cospetto di uno chef professionalmente maturo. Michele, senza tabù, delinea la sua filosofia culinaria, da sempre. Ama girare il mondo. Si confronta con i colleghi. È libero da invidie. È perennemente in formazione per capire e saperne sempre di più. Imprime la sua mano a ogni piatto. Una cena qui equivale ad assistere a una sfilata di alta moda.
In passerella fanno il loro ingresso i gamberi (bernese di midollo, cime di rapa e ‘nduja), seguiti da uno dei piatti che più lo identificano: il risotto napoletano (alici, alghe e bergamotto).
Non c’è da stupirsi. Questa magia accade quando si nasce nella Campania felix.
Degni di nota sono i mezzi paccheri in “affogato” di polpo e prezzemolo.
Una menzione speciale al pane sfogliato. Consigliato per spiriti forti. Se lo assaggi, crea dipendenza.
L’escalation continua con il rombo spugnole e nocciole.
Prima di arrivare al dolce, felice l’idea dell’after dinner.
Effetto wow per “Pop flowers”, la rivisitazione della tradizionale torta di gallette con aggiunta di fiori (gallette, vermouth e fiori) ed effetto frizzante.
Un dolce presentato come un quadro, omaggio chiaro ad Andy Warhol. Non deludono le coccole finali.
Arrivata alla fine di questo viaggio straordinario, qualche dubbio si insinua. Com’è possibile che la “Volta del Fuenti” non vanti almeno 1 stella Michelin, quando potrebbe averne addirittura 2?
Ragioniamo.
Lo chef non è abbastanza virtuoso? No!
La struttura non è sufficientemente incantevole? No!
E allora, perché? Non ho alcuna intenzione di sostituirmi a un ispettore della rossa. Cerco una spiegazione. La individuo. Mi porta agli anni Novanta e alla campagna d’opinione per l’abbattimento del mostro del Fuenti, poi realizzato.
Azzardo: forse, non si è ancora liberi da una sorta di sudditanza psicologica?
Al di là di tutte le parole che si potrebbero scrivere. Michele De Blasio è una certezza della gastronomia campana.