Rispetto dei tempi e delle stagioni. È un requisito fondamentale per distinguere i puristi dell’enogastronomia. Mangiare non è semplicemente ingurgitare cibo per sopravvivere, ma un momento da dedicarsi per riflettere, rallegrarsi, comunicare. La filosofia Slow Food è sempre dietro l’angolo. Ci ricorda il rispetto per la terra e per i suoi prodotti che non possono essere presenti un anno intero. E così i ristoratori più attenti hanno imparato ad adeguare i menu alle provviste disponibili. È una scelta etica che, nello stesso tempo, permette anche di coccolare i clienti affezionati che si sentono lusingati dalla ricerca di novità gustose.
Così, qualche sera fa, Domenico Fortino e Lorenzo Oliva ci hanno accolto in via Atzori a Nocera Inferiore per assaggiare in anteprima le nuove pizze del maestro pizzaiolo Riccardo Faiella. La storia di Wip ha ormai superato i dieci anni. Tutti hanno conservato lo stesso entusiasmo degli inizi unito a una maggiore consapevolezza determinata dall’esperienza acquisita. Attenzione alla selezione delle farine, fondamentale per realizzare gli impasti. A ciò si unisce la perenne ricerca di nuovi ingredienti che poi diventano protagonisti delle loro pizze.
La nostra degustazione è stata inaugurata dal nuovo padellino “Scarulella” (focaccione ai cereali e semi con scarola riccia, pomodorini, melanzane sott’olio, pancetta razza casertana, origano);
Subito dopo, è stata la volta delle neonate. Subito un classico: “La nuova napoletana (pomodoro San Marzano, pomodorino di Corbara, pesto di aglio Orsini, origano di montagna, foglie di capperi, olio evo la tonda del Matese di Benedetta Cipriani).
A seguire la “Luganiga” (fior di latte d’Agerola, salsiccia Luganiga, carpaccio di carciofo bianco di Pertosa, peperone crusco, olio viride coratina Marsicani);
la “Cipollotto a modo mio” (fior di latte di Agerola, buzzonaglia di tonno, cipollotto integro nocerino, zest di limone, olio monocultivar taggiasca Maixei);
la “Caramella salata” (fior di latte di Agerola, blu di bufalino erborinato, fichi sciroppati dorati, nduja calabrese, nocciole tostate e salate.
Infine, ultime a sfilare le “Emozioni romane”, una vecchia conoscenza, (padellino alla bietola rossa, puntarelle romane, alici del Mediterraneo, scaglie di burro, olio monovarietale caninese Tenuta il Mazzagnone).
Le bollicine Gaudensius blanc de noir, Etna Doc di Cantina Firriato (metodo classico brut) e il Gran cuvée millesimato bianco 2016 “iGreco” sono state le alleate delle pizze degustate.
Dulcis in fundo, il panettone del Gran Caffè Romano nelle versioni mela e cannella e fichi, caramello e mandarino abbinato con crema pasticcera e crema chantilly degustato con Porto Sherry Pedro Ximénez.
A questo punto vi consigliamo di conoscere subito il nuovo menu. Magari proprio stasera. Ogni assaggio ha rispettato le aspettative. Buona lievitazione e sapiente equilibrio delle farciture che insieme garantiscono grande digeribilità. Il palato è rimasto pulito lasciando una sensazione di gradevolezza. Intanto, Domenico e Lorenzo non si fermano. Cercano di migliorare non perdendo mai di vista i rapporti umani. È da qui che può cominciare oggi più di prima la rivoluzione dell’enogastronomia. Chef, pizzaioli, produttori, ristoratori sono prima di tutto persone. Noi lo scriviamo da sempre. Domenico e Lorenzo sono già sulla buona strada.