Siamo qui. Come ogni volta. Come maggio 2019. Tra due ore scadrà il termine ultimo per la presentazione delle liste per le elezioni amministrative in Pagani. Il colpo di scena è sempre dietro l’angolo. Candidati incandidabili, primedonne in cerca di visibilità, personaggetti che auspicano un eventuale plebiscito elettorale per ottenere l’accettazione sociale di comportamenti discutibili.
Sono anni che assistiamo all’avvicendarsi, ai cambi di casacca, ai salvatori della patria che si proclamano “innamorati di Pagani”. Invece, a ogni tornata elettorale, il fondo si sposta sempre più giù. È una corsa senza speranza per un paese senza speranza? Non possiamo crederlo. Altrimenti, bisognerebbe sancire la sconfitta di chi, nonostante tutto, ha creduto nella forza di questa comunità e ha cercato la bellezza in ogni angolo.
D’altronde, tutti i grandi amori si reggono su passioni e conflitti.
Da qualche settimana, circolano gli spot di chi si propone alla guida del paese. La comunicazione politica è piena di luoghi comuni, di slogan stantii, resi poco interessanti da un’assente capacità oratoria.
Ognuno è alla ricerca della strategia giusta per “guadagnarsi” il proprio posto al sole del consiglio comunale.
Eppure manca qualcosa. Non ci riferiamo alla confusione. Siamo abituati a chi proveniente da una determinata storia politica, per prendere il treno che passa una sola volta senza investirlo, si sposta sul binario opposto. Mica siamo bacchettoni?!
Come scrivere? La nostra è una sensazione di disagio simile a quella di Nanni Moretti in “Aprile” quando sperava in D’Alema che dicesse qualcosa, magari di sinistra…
Proprio così. Ci piacerebbe ascoltare, leggere, discutere dei valori universali, dei diritti inalienabili della persona. Abbiamo qualche retaggio illuminista. D’altronde, crediamo nel diritto alla felicità, nell’educazione del popolo e, per quanto è nelle nostre possibilità, cerchiamo di percepire il senso dello Stato.
A molti questo potrà sembrare lo sfogo di chi è stato tenuto fuori dai giochi. Non ci interessa. Quel che conta è che per un attimo vi fermiate e leggiate. Non tutto è sempre scontato. A volte, i cambiamenti si possono avviare. Lentamente, con grazia, ma la realtà può assumere nuove forme.
Un po’ ci siamo scocciati di essere, a torto o ragione, il fanalino di coda dell’Agro Nocerino-Sarnese: il paese perduto, dissestato, illegale. Spesso, si ricorre a questi stereotipi concettuali per evitare di impegnarsi.
Noi denunciamo la mancanza di un orizzonte, una speranza, una possibilità, anche di un’idea per continuare a credere e a operare.
Sembrerà strano da accettare, ma c’è chi ci crede ancora e lo fa mettendoci la faccia, come noi che scriviamo.
Da qualche anno, ognuno secondo le proprie professionalità, ci siamo “autoincaricati” presìdi territoriali.
Per questo motivo, stamattina, abbiamo deciso di dire la nostra. Si può, vero? Siamo ancora in un paese democratico!
Pagani, 22 agosto 2020
Casa Babylon Teatro
Ritratti di Territorio