Oggi vi racconto una storia. Una storia che sa di passato. Una storia che sa di odori. Una storia che sa di identità.
E mi ritrovo adolescente. Quando all’uscita anticipata dalla scuola, non si poteva tornare a casa senza onorare una sosta: quella alla “Forneria” Giorgio al corso Padovano in Pagani. In realtà, quest’abitudine era parte integrante di me. Se ancora oggi volgo lo sguardo al passato, mi ritorna come uno dei miei primi ricordi di bambina, che non si sarebbe mai aspettata di diventare parte attiva della sua vita.
Nel corso di quegli anni, ogni volta che varcavo la soglia di quella bottega la mia immagine preferita era sempre la stessa: la ragazza bionda dal sorriso dolce e rassicurante che, insieme alle sorelle e alla mamma, quotidianamente, si faceva in quattro per soddisfare i suoi affezionati clienti-amici. Nessuno andava via senza aver degustato un trancio di pizza margherita che, si guardi bene, andava mangiata bollente con conseguente scottatura del palato. Degustarla fredda avrebbe compromesso la soddisfazione. A raccontare questi momenti oggi, si corre il rischio di non essere credibili.
Ma quando si sfornavano le pizze di mezzogiorno, il momento del sold out per intenderci, sembrava realmente la scena manzoniana dell’assalto ai forni. I pretendenti della fetta di pizza erano di numero superiore a quelle realmente disponibili. Non c’erano placche che bastassero.
Sono cresciuta così con quell’immagine nel cuore e nella mente. Ed è cresciuta anche Tilde che oggi è una donna sicura di sé che ha assunto l’onore e l’onere di portare avanti la tradizione di famiglia. Da un lato continua a tenere viva l’eredità “fornaia”; dall’altro si è ritagliata un ruolo ben chiaro, quello di tutrice dei sapori di Pagani e dell’Agro Nocerino-Sarnese.
I fatti le danno ragione. Guardiamo un po’ alle sue esperienze. Nel 2009, grazie a sua cugina Regjna De Maio, varca i confini europei e arriva nella terra del Sol Levante dove si trattiene un mese e conquista un articolo di 44 pagine su un giornale giapponese che è il corrispettivo di “Donna Moderna”.
All’epoca, Tilde Giorgio è la chef patron di “Giorgio VI”, il locale in piazza S. Alfonso, che è sì una rosticceria, ma anche una tavola calda.
Questa donna non è abituata a stare a guardare. Anzi. Fondamentale per lei è imprimere il proprio corso agli eventi. Tra una cosa e l’altra pubblica anche il libro “Il ricordo non scuoce mai”, edito da Viva Liber.
Nel frattempo continua a portare avanti la sua ideologia, l’attenzione alla cucina sana, alle farine naturali.
A un certo punto una nuova svolta. “Giorgio VI” si trasferisce da Pagani (in questo spazio sorgerà un nuovo complesso residenziale) al corso Matteotti di Nocera Inferiore. Non basta ancora. Nella sua testa balena una nuova idea: un ristorante a modo suo.
Così un annetto fa vede la luce “Naturalmente Giorgio” in via Ugo Foscolo a Sant’Egidio del Monte Albino. Un posto dove ogni particolare, come ricorda il nome, fa pensare alla vita sana, contadina, alla natura e agli ingredienti non alterati.
Ma Tilde non è destinata a fermarsi in un solo posto. Ha bisogno di comunicare le sue idee, i suoi piatti, le sue radici. Tra una chiacchiera e un’altra con un amico, Pietro D’arco, che da qualche anno si è trasferito in Brasile, si delinea una nuova avventura. Programma, organizza e, a fine ottobre, prende il volo che la porterà nel Sud dell’America. Sulle orme di Cristoforo Colombo arriva Salvador De Bahia con una valigia carica di abiti, ma soprattutto di utensili, prodotti italiani e tante ricette.
Circa trenta giorni per “evangelizzare” in Brasile la cucina alla maniera paganese, napoletana e italiana. Una full immersion durante la quale Tilde non è stata altro che se stessa. La sua solarità ha contagiato lo staff del ristorante dove ha svolto la sua consulenza. Si è trattato di un vero e proprio scambio culturale attraverso il quale ognuno ha messo a disposizione dell’altro se stesso.
La ragazza dal sorriso biondo è tornata Pagani il 25 novembre scorso, il giorno di Santa Caterina d’Alessandria, una data simbolo del calendario paganese perché da sempre si dice che “Comme Caterinea accussì Nataleà”. Il clima di questa data è per credenza popolare uguale alle condizioni meteo del giorno di Natale.
Detto questo, siamo certi che il ciclone Tilde, in futuro, sarà destinata a investire altri continenti.