Si è presentato ufficialmente giovedì 4 maggio 2017, presso il castello mediceo di Ottaviano, sede dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, il progetto del nuovo presìdio Slow Food dell’albicocca del Vesuvio, la crisommola. È da tempo che la condotta Slow Food Vesuvio desiderava avviare questo percorso e l’occasione giusta è arrivata con IPark Presìdio di Cittadinanza. IPark è un progetto proposto dal Consorzio Proodos e finanziato da Fondazione con il Sud, in partenariato con: Slow Food Italia, Condotta Slow Food Vesuvio; Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, CNR-Istituto di Scienze dell’Alimentazione; Associazione l’Altra Napoli Onlus; Chiari di Bosco coop. soc. Onlus; Associazione di Protezione “Save me”; Associazione ComuneMente; Alisei soc. coop. Sociale e Vesuvio Natura da Esplorare, il comune di San Sebastiano al Vesuvio, il comune di Somma Vesuviana, il comune di Pollena Trocchia, il comune di Sant’Anastasia. Il progetto intende contribuire allo sviluppo ed alla promozione ambientale e socio-economico del territorio del Parco Nazionale del Vesuvio e si propone di essere duraturo portando un concreto benessere a tutto il territorio attraverso varie azioni. Sarà costituita una comunità del cibo mirata a valorizzare e recuperare i prodotti agro alimentari tradizionali di questo territorio che ha un legame storico con l’agricoltura molto forte. L’albicocca del Vesuvio, la crisommola, non è una, in genere si sente parlare della pellecchiella, ma ce ne sono almeno quaranta varietà e la poca attenzione che è stata loro rivolta negli ultimi anni ha rischiato di farle scomparire. La pellecchiella arriva sul Monte Somma da Resina, oggi Ercolano, introdotta dalla famiglia di Mario Angrisani. Addirittura è stata riconosciuta alla famiglia la paternità di una varietà denominata “Vicienzo e Maria”.
La stessa risulta attualmente registrata dal Centro di Ricerca per la Frutticoltura del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Ricordiamo le varietà boccuccia liscia, boccuccia spinosa, ceccona, palummella, vitillo, fracasso, Portici, San Castese, Puscia, prevetarella. Nella zona vesuviana, ed in tutta la provincia di Napoli, l’albicocca è detta “crisommola”, parola di origine greca, chrysomelon, pomo dorato. Il controllo poco chiaro e pulito di molti mercati agricoli della zona ha svalutato moltissimo sul mercato questo frutto straordinario, tanto che, assurdo a dirsi, viene acquistata dai contadini locali al prezzo di 20 – 30 centesimi. E proprio per questo, l’impegno degli agricoltori nel portare avanti con devozione il prodotto della terra vesuviana acquisisce un valore notevole che è tempo di riconoscere loro. Il presìdio Slow Food dell’albicocca del Vesuvio vuole sostenere i piccoli agricoltori per rendere più sicura la loro fragile economia al fine di creare sviluppo sul territorio. Chi ha mangiato una crisommola vesuviana non ne dimentica ne’ il profumo, ne’ il sapore, tantomeno la croccantezza. La terra vulcanica ed il micro clima così favorevoli all’agricoltura rendono unico e straordinario il sapore dei suoi frutti. La crisommola si raccoglie nei mesi di giugno, luglio e poca parte di agosto. La regione Campania, e quindi l’area compresa nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio, rappresenta l’area di maggiore diffusione di coltivazioni di albicocca in Italia, che a sua volta ne è il principale produttore al mondo.