Sarò politically incorrect, ma sono sempre convinta che i sentimenti contino sempre più di tutto il resto.
L’altra sera avevo forte nostalgia di Luciano Bifulco, il patron dell’omonima Braceria di via Lavinaio a Ottaviano. Sta attraversando un momento storico importante perché, abituato a rincorrere i suoi sogni e a realizzarli, ha lanciato una nuova sfida a se stesso, allo staff e al territorio. Tra qualche giorno, non svelo la data per la scaramanzia che mantiene sempre il suo fascino, uno dei miei pochi luoghi del cuore cambierà sede. Si sposterà di qualche decina di metri per offrire maggiore comfort agli estimatori, due piani declinati nel nome dell’alta qualità.
Chi mi conosce sa che sono un’abitudinaria e allora non potevo correre il rischio di non visitare per l’ultima volta la prima “Braceria Bifulco” che scoprii per caso durante una chiacchierata con uno dei miei più cari amici, il maestro pasticciere Alfonso Pepe.
Momenti indimenticabili. Dal primo incontro seguito al contatto telefonico, tante avventure ho condiviso sentendomi parte di una grande famiglia disposta sempre ad allargarsi per chi apprezza la sua amicizia. D’altronde sono stata la prima a scrivere di loro.
E così Francesco Vorraro, lo chef “pazzo” per le ricette tradizionali rielaborate golosamente, da qualche mese affiancato dal fratello Fabio per la serie “buon sangue non mente”, è un ulteriore valore aggiunto che rende inimitabile i piatti e l’accoglienza “made in Bifulco”.
Che dire poi di Carmela, la moglie di Luciano, sempre al lavoro anche se nel frattempo è arrivato Francesco jr; mamma Teresa e papà Francesco che hanno allevato tre figli a pane e lavoro. Oltre a Luciano, ci sono Nando e Speranza ugualmente vulcanici che con Maria Teresa, la fidanzata del primogenito di casa Bifulco, hanno rivoluzionato l’interpretazione del panino con “Bifburger”, ripieno esclusivamente di carne di alta qualità.
Già, parliamo di carne. La selezione Bifulco è ormai un marchio di qualità garantito, imitato da molti, ma senza alcuna originalità e deontologia non si va da nessuna parte.
Appaiono profetiche le parole di Luciano quando afferma: “La carne ormai non si trova più in giro”. Pochissimi, si contano sulle dita della mano, sono coloro che effettuano una rigida selezione degli ingredienti come forma di rispetto nei confronti dei clienti.
Il patron si impegna quotidianamente per coniugare virtuosamente qualità e prezzo.
L’altra sera sono stata coccolata per l’ennesima volta. Francesco e Fabio hanno affettuosamente esagerato con le pietanze forse perché, non vedendomi da un po’, avevano immaginato fossi deperita nel frattempo.
Dall’entrée al dolce ho vissuto momenti esaltanti partendo dal crostino di grano, stracciata e alici
e dal pane, pomodoro e mozzarella.
Un libro a parte andrebbe scritto per il mini salto con maialino, chips di patate e mayo di friarielli.
Non poteva mancare la tartare di chianina, carciofi e pecorino al fumo del carciofo.
Che dire poi dei fagioli di volturara con scarolina su crema di pane cotto.
La carne è sempre la protagonista con la “nostra pizzaiola” con guancia di vitello.
Sublime l’assoluto di friariello con gli spaghettoni Vicidomini.
E ancora carne con la mia preferita: la scottona marchigiana frollata 85 giorni
accompagnata dal tardivo arancia e noci,
seguita dal pollo San Bartolomeo, latte di castagna, clementina e bietola rossa.
Originale il predessert: caldarroste, novello e fondente.
La cena “frugale” continua con il pasticciotto al cioccolato fondente e cuore morbido dello stesso con spuma di ricotta di Manciano e arancia
e la pastiera napoletana schiacciata.
Per l’ennesima volta sono senza parole. Per il cibo sicuramente, ma soprattutto per il rispetto e la dedizione di un gruppo così appassionato al proprio lavoro da non guardare mai l’orologio.
Ad maiora!