di Maria Pepe
Nelle epoche lontane delle corti, seguendo intricati percorsi di regine ed amanti, lenti ma costanti, strane acque dai gradevoli odori si insinuavano tra il nobile popolo delle vostre maestà. Una storia questa che erroneamente si pensa partire dalla “noble France”. Ciclica è la storia, e come tutte o quasi tutte le artistiche, raffinate e belle invenzioni, il viaggio parte dall’Italia, a Firenze così come a Venezia, nei laboratori “alchemici” di essenze distillate, dei Domenicani di Santa Maria Novella (Firenze) e dei Carmelitani scalzi (Venezia), il mondo scopriva i profumi, ore, ore e ancora ore di lunga e paziente macerazione, di agrumi, muschio e poi, con l’avvento delle Americhe, delle più svariate spezie (vaniglia, zafferano), fragranze inebrianti e fatte ad personam, utilizzate per celare o evidenziare la propria personalità, conquistavano incessanti il cuore dei raffinati… fu la conquista del cuore di Caterina, che cambiò Teatro e accadimenti. Caterina Dei Medici, promessa sposa di Enrico II Duca d’Orleans, figlio del re di Francia Francesco I, giunse a Versailles con la sua personale “Acqua della Regina” e con Renato Bianco (suo profumiere e ideatore del suddetto profumo) da tutti poi ribattezzato Renè le Florentin, fu quello il giorno del cambiamento. La Francia scoprì i profumi e di lì a poco avrebbe soffiato il primato agli Italiani che però restavano i migliori “alchimisti profumati” di sempre prova tangibile, l’Acqua Mirabilis (nome originale dell’acqua di colonia) inventata a Colonia nel 1693 da Giovanni Paolo Feminis. Gli anni sono passati, i misteriosi e affascinanti laboratori sono scomparsi, il profumo è ormai un’ industria ben oleata, tutto sembra destinato ad abbandonare il sogno, tutto sembra ma… non è… A San Giorgio a Cremanno, in un piccolo laboratorio, segreto, nascosto agli echi illusori del progresso, una donna gentile, dal garbo e movenze di un tempo che fu, si muove tra vere e proprie pozioni, formule sconosciute, di cui nessuno conosce la giusta composizione, vivono e fermentano nelle sue magiche ampolle fino a quando, giunte a “maturazione”, lasciano i vetri del laboratorio e finiscono in bottiglie dai ritagli antichi ed eleganti, quelle bottiglie che maestose sormontavano sulle specchiere delle più imponenti regine, profumi dunque?
Sì, ma per “l’Alma” e quale è il modo migliore di giungervi? La gola, ingresso principale dello stomaco dove l’anima, secondo gli antichi, risiede. Luisa Matarese, ideologica discendente, dei “profumieri alchimisti”, ha ripreso ciò che il tempo ha perduto ed ha con la sua “Alma De Lux” restituito le avvolgenti essenze, che forti profumavano la vita. Vasta e sempre in crescita la sua linea di “eau d’alcool”, liquori dove è il profumo che detta le regole, sensuali e intriganti come quello al peperoncino e zenzero, freschi e delicati come quelli alla lavanda e al finocchietto oppure intensi e strong come quello alla liquirizia, ogni personalità ritrova se stessa nei “distillati colorati” (ognuno ha nel rispetto degli elementi che contiene la colorazione degli stessi) di Luisa che da brava artigiana “del tempo delle corti”, dà ai suoi liquori, gusto, colore, bellezza, eleganza, e… “Fragranza”.
Foto Mariano Lauro